YoVo#6 è la sesta mostra di YoungVolcano, progetto della RizzutoGallery pensato per sostenere e promuovere gli artisti emergenti siciliani e i futuri professionisti del settore.

Protagonisti di questo appuntamento espositivo sono: Elisabetta Marino (Palermo, 1989), Laura Scalia (Palermo, 1986), Francesco Surdi (Partinico (PA), 1986).

La mostra sarà accompagnata da un testo critico di Giulia Campanella.

Elisabetta Marino ha studiato architettura e paesaggio all’Università degli studi di Palermo e successivamente si è laureata all’Accademia di Belle Arti della stessa città.

Attraverso i linguaggi tradizionali della pittura e una struttura narrativa non lineare, la sua ricerca si concentra su immagini evocative che si collocano in una zona del tempo liminale. Sviluppa un personale vocabolario di brani alienati ai limiti della realtà, a volte utilizzando riferimenti all’arte classica innestati in derive pop e sintassi postmoderna. Ad oggi lavora con diversi mezzi; dalla serigrafia al collage digitale, dal video alla scultura con paste sintetiche non convenzionali.

Vincitrice del premio Factus, ha collaborato più volte con Verein Duesseldorf-Palermo. Ha partecipato al progetto Planeta Session/Moon e alcuni suoi lavori recenti sono stati scelti per la comunicazione dell’Ortigia Sound System Festival. Le sue opere fanno parte della collezione Soho House Roma.

La ricerca artistica di Laura Scalia pone l’attenzione nei confronti della dimensione intima dell’individuo, nel tentativo di evocare attraverso la pittura e l’istallazione un ambiente domestico, facente parte della sfera privata e quotidiana. Come artista di origine siciliana, ha inizialmente incentrato la sua ricerca sull’autoctonia del segno pittorico, rinviando costantemente alla tradizione locale, da attività artigianali quali la lavorazione del ferro battuto e il ricamo, fino all’attenzione per la decorazione caratteristica della produzione di maioliche. In un primo momento l’interesse verso questa precisa natura segnica, svincolata da schemi e griglie, ha condotto a realizzare delle superfici pittoriche connotate da un accostamento visivo di pattern differenti. L’evoluzione del lavoro avviene nell’elaborazione pittorica, a partire dall’introduzione di una componente materica notevole rispetto ai primi elaborati e dalla scelta, per il supporto pittorico, di un formato di grandi dimensioni: esso consente, attraverso una dimensione installativa e l’assenza di un telaio tradizionale, di introdurre colui che osserva in un ambiente partecipativo che si configura in qualità di rifugio, di luogo in cui ricercare l’aspetto protettivo del vivere quotidiano e di spazio rievocativo.

Le opere più recenti tornano ad essere di piccole dimensioni e sono intitolate “Le Cere”, una serie di lavori che rimandano alla grandezza e alla forma di un mattone, anch’esse conservatrici di un tempo e di un oggetto. La loro lavorazione diventa simbolo del mutamento. L’opera in se racchiude i cambiamenti che l’individuo è destinato a subire durante la propria vita, che lo rende concreto e al tempo stesso effimero come la cera. Gli ultimi lavori sono ancora legati ad una sfera prettamente autobiografica, sono la rappresentazione della terra, del paesaggio che circonda e del luogo in cui vive l’artista, quasi privo della presenza umana, dimensione che riporta quasi all’età della pietra.

La ricerca di Francesco Surdi attraversa il disegno, la scultura e la stampa di pezzi unici con stampanti laser corrotte dall’uso massivo. In quest’ultimo caso i rulli della stampante accarezzano il foglio con dilatati errori di battitura e campiture disfunzionali. La materia depressa e scompaginata dei gruppi scultorei, si rivela attraverso un processo di mimesi delle superfici, della pelle, del tessuto connettivo di organismi e sedimenti del mondo conosciuto. Paraffina, argilla, marmi e gessi policromi sono provati da immersioni e scavi, alte temperature, agenti atmosferici, erosioni e velature. I disegni assecondano la medesima ricerca su superfici erose e spaccate da un ripetuto errore di codifica e rappresentazione. Sono soggetti rocciosi effimeri, trasparenti, o probabili ombre. 

YoVo#6 is the sixth exhibition of YoungVolcano, a project by the RizzutoGallery designed to support and promote emerging Sicilian artists and future professionals in the sector.

The protagonists of this exhibition appointment are: Elisabetta Marino (Palermo, 1989), Laura Scalia (Palermo, 1986), Francesco Surdi (Partinico (PA), 1986).

The exhibition will be accompanied by a critical text by Giulia Campanella.

Elisabetta Marino studied architecture and landscape at the University of Palermo and later graduated from the Academy of Fine Arts in the same city.

Through the traditional languages of painting and a non-linear narrative structure, her research focuses on evocative images that are placed in a liminal time zone. You develop a personal vocabulary of songs alienated from the limits of reality, sometimes using references to classical art grafted into pop drifts and postmodern syntax. Today you work with different mediums; from screen printing to digital collage, from video to sculpture with unconventional synthetic pastes.

Winner of the Factus prize, she has collaborated several times with Verein Duesseldorf-Palermo. You participated in the Planeta Session / Moon project and some of your recent works have been chosen for the communication of the Ortigia Sound System Festival. Her works are part of the Soho House Rome collection.

Laura Scalia‘s artistic research pays attention to the intimate dimension of the individual, in an attempt to evoke a domestic environment through painting and installation, which is part of the private and everyday sphere. As an artist of Sicilian origin, you initially focused your research on the autochthony of the pictorial sign, constantly referring to the local tradition, from craft activities such as wrought iron work and embroidery, to the attention for the characteristic decoration of the production of majolica. At first, the interest in this precise sign nature, free from schemes and grids, led to the creation of pictorial surfaces characterized by a visual combination of different patterns. The evolution of the work takes place in the pictorial elaboration, starting from the introduction of a significant material component compared to the first elaborates and from the choice, for the pictorial support, of a large format: it allows, through an installation dimension and the absence of a traditional loom, to introduce the observer into a participatory environment that takes the form of a refuge, a place in which to seek the protective aspect of everyday life and a re-evocative space.

Her most recent works are once again small in size and are entitled “Le Wax”, a series of works that refer to the size and shape of a brick, also preserving a time and an object. Their processing becomes a symbol of change. The work itself contains the changes that the individual is destined to undergo during his life, which makes him concrete and at the same time ephemeral like wax. Her latest works are still linked to a purely autobiographical sphere, they are the representation of the earth, the surrounding landscape and the place where the artist lives, almost devoid of human presence, a dimension that almost takes us back to the Stone Age.

Francesco Surdi‘s research crosses drawing, sculpture and printing of unique pieces with laser printers corrupted by massive use. In the latter case, the printer rollers caress the sheet with dilated typing errors and dysfunctional backgrounds. The depressed and disorganized matter of the sculptural groups is revealed through a process of mimesis of the surfaces, of the skin, of the connective tissue of organisms and sediments of the known world. Paraffin, clay, marble and polychrome plasters are tested by immersions and excavations, high temperatures, atmospheric agents, erosion and glazes. The drawings support the same research on surfaces eroded and cracked by a repeated coding and representation error. They are ephemeral, transparent rocky subjects, or probable shadows.