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Elias Vitrano

Elias Vitrano Ritratto

Puoi parlarmi un po’ di te?

Sono nato nel 1990 a Palermo e abito a Mondello; mi trovo bene con più natura.

Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?

Il primo brivido è stato provocato dalla contro cultura degli anni ‘60 fino a quella contemporanea.

Mi piaceva il concatenarsi delle varie forme d’arte come il cinema, la musica, la poesie ed le arti visive.

Un libro in particolare “Beautiful Losers”  ha provocato in me uno strano effetto di euforia  e felicità.

Gli Artisti rappresentati mi hanno indicato una via illuminata dai neon per poi seguire strade selvagge dove la natura risplende tranquilla.

Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?

Sicuramente i lavori visivi di William Blake hanno tracciato qualcosa in me, mi affascina il suo rappresentare creature e mondi invisibili.

Anche i deserti di Georgia O’Keeffe con la loro perfezione silenziosa mi hanno colpito in mondo indelebile.
Paul Gauguin e Neo Rauch sono un punto di riferimento per i colori.

Registi come Andrej Tarkovskij, Nicolas Winding Refn mi ispirano molto perché trascendono il reale.

Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?

Mi piace perdermi nella curva di un fiore appesantito da un insetto o nelle piccole piante che crescono sopra una roccia.

Anche il mistero che avvolge i bestiari medievali mi ispira.

Quando disegno, prima di iniziare una tela, cerco di imitare quelle energie, quelle forze misteriose.

Qual è il materiale preferito? E perchè?

La tela ed i colori ad olio sono senza dubbio i miei medium preferiti.

Partire da pigmenti per poi stenderli con pazienza e farli interagire l’uno con l’altro facendoli diventare figure è qualcosa di ancestrale e intimo.

Quanto è importante il processo?

Il processo ad un certo punto del lavoro, soprattutto quando si passa dal disegno su carta alla tela, diventa l’unica cosa da seguire.

Come fa un marinaio lungo un fiume, deve percorre la forma del fiume ma con il timone ben saldo fra le mani.

A cosa stai lavorando adesso?

Ad una Tela 1,40×1,10 e una tela 40×40.

Puoi parlarmi del tuo studio?

E’ uno studio-casa.

Sono fortunato perché ho un giardino dove passeggiare tra una pausa e l’altra.

Cerco di immaginarlo come una sorta di tempio musicale, dove all’interno posso “espirare” le esperienze della vita.

Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?

Probabilmente è la sensazione di svolgere una sorta di rito, volto a ringraziare le piccole cose che formano le grandi cose.

Come trascorri il tuo tempo quando non lavori?

Passeggiando, guardando film ed andando a trovare gli amici.

Cosa ti appassiona?

L’interconnessione tra l’uomo e l’universo, come viene compreso e svelato attraverso la pittura, il cinema, la musica.

Qual’è il più grande desiderio?

Continuare a dipingere e scrivere poesie.

Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?

Il libro: “Suttre” di Cormac McCaharthy.

Il disco: “No more shall we part” di Nick Cave and The bad seeds.

Il film: La sottile linea rossa di Terrence Malick.

Il piatto preferito: Pasta con la salsa.

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