Noemi Priolo
Puoi parlarmi un po’ di te?
Sono una scultrice, ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Palermo tra il 2009 e il 2016.
Ho cominciato a esporre il mio lavoro in quegli anni, prima a Palermo, poi in diverse città italiane.
Nel 2016, dopo aver finito gli studi mi sono trasferita a Londra e successivamente a Portsmouth dove attualmente vivo e lavoro come studio manager per gli artisti Laura Ford e Andrew Sabin.
Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?
Credo di aver sempre avuto questa propensione, da piccolissima mi piaceva sporcarmi le mani, disegnare, inventare storie.
Come conseguenza diretta ho incentrato tutti i miei studi sull’arte, frequentando prima il liceo artistico e successivamente l’accademia.
Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?
Provo a guardare un po’ di tutto, mi piace molto mettermi a confronto e capire come lavorano gli altri artisti, cosa e come trasmettono i loro messaggi, anche quelli che adottano metodi completamente diversi dai miei.
Sicuramente ho avuto un amore per Louise Bourgeois di cui ho sempre adorato l’ironica drammaticità, la fisicità di Berlinde De Bruyckere, la delicatezza di Christian Boltanski e la magia di Ana Mendieta.
Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?
La mia ricerca ruota sempre intorno al rapporto tra l’uomo e il mondo da lui percepito, con una grande attenzione a tutte quelle dinamiche nascoste all’interno del nostro sistema individuale e sociale.
Uso spesso gli animali per esemplificare questi concetti, credo sia più facile capire ciò che succede all’interno di noi se ci osserviamo dal di fuori della nostra pelle.
Lo studio dell’etologia mi ha aiutato molto a comprendere i perché siamo come siamo, mi interessa il nostro rapporto con gli istinti primordiali e a cosa ci porta la loro repressione.
Rifletto sulle parole, sulla simbologia e li uso entrambi per veicolare ciò che mi interessa comunicare.
L’approccio è spesso provocatorio, ma anche ironico e ludico, mi interessa molto divertirmi nel fare arte.
Qual è il materiale preferito? E perchè?
Il materiale che uso con più disinvoltura è la resina, ma non lo reputo il mio materiale preferito, non credo di averne uno.
Sono una persona che si annoia molto facilmente, ho quindi bisogno di cambiare spesso, uso le gomme, le pellicce, ho imparato a cucire e mi piace tantissimo saldare.
Ogni lavoro è pensato per un materiale specifico, a volte è proprio l’esigenza di lavorare con un determinato materiale che porta all’elaborazione del lavoro stesso.
Quanto è importante il processo?
Il processo è importante in quanto rivelatore. Quasi sempre durante il processo ottengo risposte a domande che mi ponevo da tempo, oppure riesco ad aggiungere quel tassello mancante che risolve tutto il lavoro.
Solitamente l’idea iniziale è molto diversa dal risultato finale proprio grazie al processo.
A cosa stai lavorando adesso?
Sto lavorando a un progetto di mostra che include sculture, lavori grafici e tessili, tutti incentrati sul tema della donna. Ai confini tra il sacro e il profano, ho creato una figura ibrida ispirata alla mantide religiosa chiamata Fēmĭna, per la quale sto realizzando una sorta di corredo pagano.
Puoi parlarmi del tuo studio?
Ne ho due, uno a Palermo e uno a Portsmouth. Quello di Palermo è lo studio del cuore, ho trascorso li tutti gli anni accademici e non perdo occasione di usarlo tutt’ora, soprattutto quando ho bisogno di realizzare lavori più grandi.
L’altro è a Portsmouth, si trova all’interno del “Portsmouth Art Space”, una chiesa sconsacrata che nel 1980 è stata riadattata da un gruppo di giovani per dare spazio agli artisti locali ricavandone 30 studi.
Entrambi sono molto disordinati.
Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?
Il momento in cui nasce una nuova idea e sento l’impellenza di realizzarla, di vederla e di toccarla.
Come trascorri il tuo tempo quando non lavori?
Prendo la bici e vado in giro, preferibilmente in un bosco o in un parco, lontano dalla città.
Cosa ti appassiona?
L’arte ovviamente, la natura e le persone.
Qual’è il più grande desiderio?
Lavorare alle mie sculture a tempo pieno a Palermo vicino alla mia famiglia. Forse sono due.
Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?
Non riesco a indicare delle preferenze assolute, io ho delle temporanee ossessioni che poi passano per lasciare spazio ad altro.
Sicuramente un libro che mi ha segnata è “Donne che corrono con i lupi”, però “Il Gattopardo” è forse quello che mi ha commossa di più.
Adoro i film storici, al momento ascolto molto i The Blaze e l’unico piatto di cui non riesco a fare a meno sono i dolci, tutti.