logo-youngvolcano

Andrea Mangione

Ritratto Andrea Mangione

Puoi parlarmi un po’ di te?

Abito in una casa luminosa, passo molto tempo a leggere e guardare documentari.

Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?

Sono cresciuto in un ambiente familiare vicino all’arte e alla cultura, che ha sempre agevolato i miei interessi e le mie curiosità. Da bambino disegnavo spesso, soprattutto animali e dinosauri, ricordo la completa catalogazione illustrata dei colombi del cortile. Verso il 2005 ho incominciato a riprodurre a pastello frammenti di immagini. Erano inquadrature di città, automobili, qualche interno, dei dettagli marginali spesso sfocati che trovavo tra le riviste e i giornali di casa.

Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?

Elencare degli artisti mi sembra di rendere troppo esplicita una relazione che in realtà non lo è. Ammiro gli artisti che mi aprono la mente, che sembrano suggerirmi una direzione, che mi attraggono come un magnete, ma al contempo sento di prenderne le distanze, per evitare ogni forma di sterile emulazione. Ogni autore può darti un aiuto in modi imprevedibili, le cose che più mi interessano sono gli aspetti segreti della percezione e le fonti che possono ispirare sono le più impensabili. Importante è anche la trasversalità dei linguaggi, trovare quei punti che riescono ad unire un filo conduttore, sottile e sfuggente, che spesso ha solo le sembianze di un desiderio da raggiungere. 

Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?

È qualcosa che ha a che fare con il mio modo di vivere, una prova di esistenza dai contorni indefiniti, che cerco di chiarire innanzitutto a me stesso. Sono affascinato dagli spazi del contesto urbano e dalle immagini che esso produce, che esploro attraverso l’utilizzo di diverse tecniche. Ogni volta mi sembra di ricominciare da capo, che servono a poco tutti i riferimenti e le esperienze compiute, ma anche se questo è vero solo in parte, la sensazione che vivo quando inizio una ricerca è quella di una totale solitudine, fino a quando le cose non cominciano a funzionare.

Qual è il materiale preferito? E perchè?

Non ne ho uno in particolare, mi piace alternare per mantenere vivo l’entusiasmo. Le tecniche che generalmente utilizzo sono il disegno a matita, di cui apprezzo la trama pulviscolare, la pittura ad olio, con la sua opaca densità materica, la duttilità e la morbidezza del pastello, le accelerazioni intuitive del digitale, il fluire dell’immagine animata.

Quanto è importante il processo?

È tutta una questione di lavoro, di piccoli stupori che si aggiungono, ed è sbagliato sia rallentare che accelerare i tempi, piuttosto favorire la nascita di connessioni interne che generano una dinamica.

A cosa stai lavorando adesso?

Al momento sto fermo a causa di quel famigerato concorso insegnanti che ho deciso di provare.

Puoi parlarmi del tuo studio?

Lavoro sia in casa che in studio. La casa è molto luminosa, lo studio è adatto ad una concentrazione notturna. Mi divido tra i due ambienti in base al lavoro che devo svolgere, al mio stato d’animo, alle stagioni e ai periodi dell’anno, in cui credo di essere più ispirato in un luogo piuttosto che un altro. Se disegno al cellulare posso farlo dappertutto. Da qualche tempo fantastico sull’idea di dipingere dal vero all’aria aperta, possibilmente con mio fratello o altri amici, ma ancora non è successo. 

Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?

La cosa più interessante secondo me è un preciso stato di coscienza che in certi casi riesco a raggiungere, corrispondente ad una quiete momentanea in cui ogni cosa, interna ed esterna a me, sembra rientrare in un ordine stabilito. Non mi riferisco all’ispirazione, troppo breve e intermittente, ma ad un’assenza di perturbazioni generata da ore di lavoro continuo, in cui mi concentro, mi annullo, mi ritrovo.

Come trascorri il tuo tempo quando non lavori?

Leggo e guardo documentari di ogni genere.

Cosa ti appassiona?

Mi piacciono gli alberi in cittàà, le giornate nuvolose, i paesaggi al finestrino, i documentari, le piante, l’autunno, l’imbrunire estivo, gli animali, la concentrazione della lettura, le spiagge di sud-est, le trattorie con gli amici, i ritorni a casa.

Qual’è il più grande desiderio?

Una tranquillità costante.

Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?

Non riesco a stabilire preferenze assolute. Ricordi, sogni, riflessioni di Carl Gustav Jung, Disintegration dei Cure, Alice nelle città di Wim Wenders, la pasta aglio olio e peperoncino li cito volentieri 

Andrea Mangione  Opere / Arworks 

logo-youngvolcano


Copyright l’Artista e RizzutoGallery