Giuseppe Lo Cascio
Puoi parlarmi un po’ di te?
Sono nato a Palermo ma abito da sempre in un piccolo paesino a 40km dalla città che si chiama Baucina.
Da circa dieci anni vivo a cavallo di queste due realtà che amo particolarmente e caratterizzano il mio percorso.
A Palermo ho frequentato il liceo artistico e il corso di scultura all’Accademia di belle arti dove sto ultimando i miei studi.
Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?
Fin da piccolo mi sono circondato di attività creative che riempivano le mie giornate.
Mia madre che è un’insegnante di scuola elementare rendeva casa mia un vero e proprio laboratorio nel quale realizzava continuamente lavori per i suoi allievi e per noi, perciò era necessario darle una mano.
Nel corso degli anni oltre agli ottimi insegnanti che ho incontrato e ammirato, ho avuto la fortuna e soprattutto la curiosità di frequentare gli studi degli artisti.
Attraverso l’osservazione e la collaborazione con questi ultimi, diventati nel tempo amici, ho alimentato incessantemente la mia voglia di tornare a casa e lavorare in studio.
Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?
Difficile sceglierne alcuni perché conoscere il lavoro degli altri è stata da sempre una priorità che mi ha portato ossessivamente ad accumulare cataloghi ed immagini.
Inoltre credo che poche opere, note biografiche ed esperienze all’interno di alcune ricerche, possono conservare degli aspetti interessanti che attirano la mia attenzione e mi arricchiscono.
Posso dire che da qualche anno sono particolarmente attratto dalla generazione Post Minimal con artisti come Mark Manders e Ugo Rondinone dei quali mi affascina soprattutto il modo in cui affrontano e articolano la narrazione.
Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?
Il mio interesse mira a relazionarmi ai soggetti, alle storie e alle forme mediante l’utilizzo delle tradizionali tecniche scultoree e pittoriche.
Le opere più recenti, dal 2019 a oggi, indagano la tematica della folla attraverso l’espediente degli archivi nella loro impostazione morfologica. Quest’ultimi sono intesi come richiamo di presenza assenza e contemporaneamente, come dispositivi disfunzionali delle forme di potere che rappresentano.
Rendere visibile la sfera intima del singolo in relazione alla coesistenza globale, è la costante che guida tutta la mia idea di ricerca.
Qual è il materiale preferito? E perchè?
Non prediligo nessun materiale in particolare anzi sono propenso alla sperimentazione continua.
Solitamente scelgo in base alla colorazione e le possibilità di malleabilità che un materiale può avere ma tutto ciò è relativo ad ogni lavoro.
Ultimamente ho privilegiato l’utilizzo delle tecniche ceramiche ma sono contemporaneamente interessato a materiali come la carta e il legno riciclato.
Quanto è importante il processo?
Il processo credo sia l’unico modo attraverso il quale si concretizza una ricerca.
Questa ancora in evoluzione occupa costantemente le mie giornate e consiste nell’interazione di attività di carattere diverso ma tutte essenziali.
Personalmente ho trovato come fulcro del mio processo creativo la relazione con le immagini all’interno dei miei spazi.
Tutte le attività ruotano attorno ad esso e quindi non rimane altro che organizzarle secondo una dialettica più coerente alla realizzazione dei lavori.
A cosa stai lavorando adesso?
Per adesso sto svolgendo più un lavoro da scrivania e meno da laboratorio, le idee e i progetti meritano sempre una fase di confronto in cui vengono definiti e soprattutto scartati.
Puoi parlarmi del tuo studio?
Potrei affermare letteralmente che il mio studio è una strada!
In particolare il primo tratto della via in cui abito a Baucina.
Ancora oggi non posseggo uno spazio unico di lavoro ma ben quattro minuscoli poco distanti tra loro; mi muovo perciò da una casetta all’ altra in base all’esigenze che richiede il lavoro iniziato e mi trovo spesso a lavorare all’aperto.
Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?
Non credo di poter parlare di eccitazione, per me è sempre stata una necessità non priva di contrasti ma anche ricca di soddisfazioni.
La possibilità di comunicare attraverso forme di linguaggio diverse mi rende particolarmente interessato a portare avanti le mie ricerche e i miei lavori.
Come trascorri il tuo tempo quando non lavori?
Credo che fra tutte le attività che svolgo l’unica che conserva la purezza del tempo libero è bighellonare.
Inoltre ho degli ottimi amici!
Cosa ti appassiona?
L’arte in generale e le pratiche creative all’interno delle attività umane, da esse sono attratto ed incuriosito e credo che tutta l’energia viene fuori principalmente da questo.
Qual’è il più grande desiderio?
Adesso non credo di essere consapevole del mio più grande desiderio.
Probabilmente c’è, ma per scongiurare il suo non esaudimento preferisco non riconoscerlo.
Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?
Premetto che tutto può subire variazioni anche istantanee…
Dato che il libro preferito è davvero difficile da scegliere dico che “il giro del mondo in 80 giorni “ha il merito di avermi aperto alla lettura anni fa e per me vale tanto.
“Fantasma” dei Baustelle è un disco che ho necessità di ascoltare periodicamente.
Ultimamente ho riscoperto Nanni Moretti e credo che “Bianca” sia uno dei miei film preferiti.
Il pollo con i carciofi ma soltanto una volta l’anno.