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Vincenzo Ferlita

Vincenzo Ferlita ritratto

Puoi parlarmi un po’ di te?

La pittura è tutto per me e mi lascio facilmente influenzare da quello che mi circonda.

Con la pittura cerco di abbattere i confini tra reale ed astratto…

Trovo anche molta ispirazione in altre forme d’arte, come il cinema Coreano e la musica elettronica.

Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?

Da bambino, quando ho riprodotto il celebre quadro del vaso dei girasoli di Vincent van Gogh, sapevo di voler diventare un pittore.

Il mio amore per la pittura è stato riacceso più tardi frequentando lo studio di un pittore del mio paese successivamente l’Istituto d’arte e in seguito l’Accademia.

Posso essere abbastanza ossessivo, passo intere nottate davanti a una tela lasciandomi influenzare da ciò che essa stessa mi dice.

Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?

Questi sono alcuni dei tanti artisti che guardo, le opere di Beato Angelico, Jean Michel Basquiat e Franz Ackermann per la loro visione compositiva per la questione della superficie e tecniche, e ancora le opere di Rembrandt, Max Bradford e Felipe Pantone.

L’ambiguità di Bosch e Michael Simpson e il rapporto con lo spazio di Pablo Picasso e Kerstin Brätsch.

Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?

Utilizzo forme che assomigliano a reticolati spaziali cercando di drammatizzare il soggetto

sospendendolo da uno spazio all’altro. Disegno e segno convivono in tensione sia come gruppo cromatico sia come intreccio auto-generativo.

Fondamentale per me è la ricerca della luce e l’impatto visivo cromatico dei colori, intesi come prolungamento della luce stessa e delle più profonde emozioni.

Qual è il materiale preferito? E perchè?

Il mio materiale preferito è la vernice perché mi permette di dare forma al mio timbro segnico istintivo.

Quanto è importante il processo?

Il processo è la base della mia pittura, che si evolve e modifica l’idea iniziale, con una continua generazione di eventi visivi. Riesco ad intrappolare l’essenziale in un unica immagine complessa a fine processo.

A cosa stai lavorando adesso?

La mia ricerca si sta muovendo verso una sorta di scrittura automatica, che si esibisce come struttura incontrollata, ricostruendo e reinterpretando i dati della realtà equilibrando le qualità strutturali e le qualità superficiali.

Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?

La continua ricerca di nuove forme reali e creare composizioni astratte con il colore.

Qual’è il più grande desiderio?

Visitare le Piramidi d’Egitto.

Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?

Il libro, Factotum – Charles Bukowski

Il Disco, Strange Days – The Doors

Il Film, Memorie di un assassino – Bong Joon-ho

Il piatto preferito, pasta con fave e ricotta fresca di Santo Stefano Quisquina.

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