Katharina Maderthaner | Jochen Mühlenbrink – DOUBLE EYE TROUBLE
Katharina Maderthaner – Jochen Mühlenbrink – DOUBLE EYE TROUBLE
9 September – 4 November 2023
Katharina Maderthaner – Jochen Mühlenbrink – DOUBLE EYE TROUBLE
9 September – 4 November 2023
Through the traditional languages of painting and a nonlinear narrative structure, Elisabetta Marino’s research focuses on evocative images that are located in a liminal zone of time. In her works, she synthesizes her personal idea of contemporary archaeology made of variegated colors and forms, using references to classical art grafted into pop drifts and postmodern syntax. Elisabetta Marino’s painting offers total centrality to the figures she portrays, often detaching them from the background and inserting them into seemingly digital atmospheres. Her works reconstruct the scent of a past time that makes ancient history the matrix of intimate sensations manifested through color, intersecting the ancient and the present. To date she works with different media, from screen printing to digital collage, from video to sculpture with unconventional synthetic pastes.
Trained in the field of painting, Luigi Presicce (Porto Cesareo, Lecce, 1976; lives and works in Florence) for years has synthesized the results of his studies with the language of performance, staging tableaux vivants with a metaphysical and surreal character, with echoes from popular iconography, collective and personal memories, rich in allegories and symbolic allusions to esotericism, religion, traditions and ancient beliefs of his homeland.
Francesca Polizzi (Palermo, 1988) graduated from the Academy of Fine Arts in Palermo, she mainly uses raw wool as a material for processing and translating memory, a leather-material that welcomes signs, shapes, slags, imprinting processes, in a path which makes them images with a rigorous formal definition, to finally give themselves as relics of a profound sensorial dimension.
With strong technical ability, illusionistic effects and richness of elements, Mattia Barbieri's painting reveals
itself as a painting where everything takes place on a single, ideal and concrete plane, an action field within
which disparate and heterogeneous elements are often arranged without apparent hierarchy.
Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana che l’artista definisce “banali” o “ordinarie”.
Nelle opere di Jáchym Fleig il concetto tradizionale di scultura si estende in ciò che può essere considerato il suo corrispettivo ambientale.
Pancrazzi realizza le sue opere con un senso globale ciclico interpretabile attraverso le serie di opere che in maniera autonoma si intrecciano e si dipanano nel tempo e che individualmente sono protagoniste di una trama interpretativa più ampia.
Lucio Pozzi è un’artista che ha incontrato durante la sua vicenda artistica le avanguardie americane con le quali ha condiviso temperature e sperimentazioni tra gli anni sessanta e settanta, essendosi trasferito a New York proprio in quel momento fertile e problematico che coincide con il minimalismo, l’arte concettuale, l’antiform.
Sebbene coerente con il suo tempo e la sua ricerca, Pozzi ha sempre considerato centrale il problema linguistico della pittura sia nella sua componente dialettica di segno e superficie, sia nella funzione di connotato emotivo del colore.
Questa duplice indagine Pozzi la esplica in forme molteplici in cui l’immagine è sempre legata alla natura fenomenica, sebbene a volte del tutto secondaria nella soluzione visiva.
Dalla performance all’installazione ambientale, le opere di Lucio Pozzi hanno sempre ben chiari due sistemi oppositivi, un dialogo che ha sempre sfuggito la narrazione didascalica e il semplice commento della realtà.
Lucio Pozzi è nato nel 1935 a Milano. Dopo aver vissuto alcuni anni a Roma, dove studiava architettura, nel 1962 si trasferisce negli Stati Uniti come ospite del Seminario Internazionale di Harvard. In seguito si sposta a New York, prendendo la cittadinanza Americana. Oggi divide il suo tempo fra Hudson, cittadina a nord di New York, e Valeggio sul Mincio, borgo situato fra Mantova e Verona.
Artista segretamente sovversivo, invece di scrivere manifesti, ha usato l’Arte Concettuale come punto di partenza per mettere in discussione i presupposti dell’arte e andare in cerca dell’intensità e dell’ispirazione in una struttura di continuo avvicendamento di esperienze artistiche differenziate. Pensa che la coerenza di stile e significato non dipendano dalle formule ma si rivelino senza calcoli preliminari nella pratica dell’artista.
Poliedrico e coerente, vulcanico e rigoroso, sempre di corsa tra New York e la Pianura Padana, Lucio Pozzi è l’eterno enfant terrible della Pittura Analitica, ma anche un maestro di grande valore teorico e di inesauribile fertilità realizzativa. Grande e instancabile sperimentatore di tecniche e linguaggi, nelle sue opere giovanili si riflettono le grandi correnti artistiche europee – cubismo, surrealismo, metafisica – su cui ha innestato successivamente la conoscenza non superficiale dei grandi artisti e movimenti americani, dall’Espressionismo Astratto alla Scuola di New York, dall’Arte Concettuale a Fluxus, con un fare artistico che di fatto trascende la nozione di stile, nel senso convenzionale del termine, per approdare ad una ricerca eclettica ma intimamente ed innegabilmente coerente che rifiuta criteri rigidi ed etichette.
La sua arte è inclusa in innumerevoli collezioni private e pubbliche, e le sue opere sono esposte al Museum of Modern Art di New York, al Museum of Contemporary Art di Chicago, all’Art Gallery of Ontario, alla New York Public Library, al Detroit Institute of Arts, al Fogg Art Museum, al Herbert and Dorothy Vogel Collection e al Whitney Museum of American Art.
Il suo lavoro è stato presentato a Documenta 6 (1977) e nel padiglione Americano della Biennale di Venezia (1980). Nel 1978 Il Museum of Modern Art gli dedica una delle prime mostre personali della serie Projects Video. Ha insegnato alla Cooper Union, al master di scultura della Yale University, alla Princeton University, al Maryland Institute of Art, all’Accademia di Brera. Fa parte della facoltà della School of Visual Arts di New York.
Ha all’attivo esposizioni nei musei dell’Univesità del Massachusetts, di Bielefeld e Karlsruhe, allo Studio Carlo Grossetti di Milano e nelle gallerie newyorkesi di Leo Castelli, John Weber e Susan Caldwell.
L’insegnamento è per Pozzi un’ulteriore maniera per contestare i dati comunemente accettati e sondare la pratica artistica nel tessuto dell’arte moderna. Invece di gridare slogan sensazionali, egli pratica una sottile, capillare, individuale, caso per caso, infiltrazione guerrigliera.
Il critico e curatore Antony Hudek ha così definito Pozzi nel 2006 durante la sua presenza al MocaMaas di Maastricht in Olanda: “Lucio Pozzi elude sistematicamente le classificazioni stilistiche. Egli attraversa qualsiasi definizione accettata o accettabile di genere e strumento o materiale. La sua pratica è deterritorializzata all’estremo. Essa è organizzata secondo certi princìpi – schemi, mappe, liste – che poi sempre vengono trasformati in mere probabilità eterogenee.
Francesco De Grandi Interessato alla matrice ontologica della Pittura come percorso di conoscenza, trova nei motivi archetipici della sua storia una via per l’elevazione spirituale in una forma del dipingere quasi meditativa.