Angelo Crazyone
Puoi parlarmi un po’ di te?
Mi chiamo Angelo Genova, in arte Crazyone, ho 32 anni, sono nato a Caltanissetta e vivo a Delia.
Sono un visual artist, faccio interventi urbani e pubblici di street art ma nel mio piccolo lavoro anche in studio, facendo opere su tela.
Come e quando ti sei avvicinato/a all’arte?
Mi sono avvicinato all’arte alle scuole medie, l’unica materia in cui andavo bene era l’educazione artistica, e poi mio padre faceva l’imbianchino quindi sono cresciuto in mezzo ai colori, mi portava a lavorare con lui e lo aiutavo, così ho iniziato a usare colori, rulli e pennelli.
Quali sono gli artisti cui guardi? E perchè?
Banksy sicuramente per quello che riguarda la street art, per il segno che lascia e per quello che comunica, lancia un messaggio diretto e universale, sempre puntuale, ragionato e contestualizzato.
Per la pittura invece Chuck Close, per il suo stile e l’uso del retino e delle forme scomposte attraverso cui crea le sue immagini e i suoi ritratti, che è un po’ quello che faccio io.
Puoi parlarmi della tua ricerca artistica?
La mia ricerca artistica prende ispirazione anche in base al luogo e al soggetto che cambia di volta in volta.
Mi piace guardare tante immagini, ho un profondo interesse per il modo digitale, i nuovi linguaggi come l’arte generativa, gli algoritmi e i codici che generano un’immagine attraverso le automatizzazioni che poi materializzo in pittura, sia su muro che su tela.
Qual è il materiale preferito? E perchè?
Il materiale preferito sono gli stencil in vinile o acetato che progetto secondo l’immagine che devo realizzare, creando i vari livelli, che poi ritaglio, con un procedimento minuzioso che prima facevo a mano, adesso ho comprato un plotter che mi aiuta in questa delicata e complessa operazione.
Per quanto riguarda il supporto invece la mia predelizione è per il muro, che mi permette di realizzare opere pubbliche, per tutti.
Quanto è importante il processo?
Il processo è fondamentale. Tutto il mio lavoro è fatto di varie fasi, c’è dietro tutto uno studio, una progettazione e una preparazione, quindi ogni opera – che sia su muro o su tela – attraversa tutto un processo prima di realizzarsi.
A cosa stai lavorando adesso?
In questo momento sto realizzando 3 murales su commissione in un locale palermitano, sono 3 ritratti di Rihanna, Tupac e Notorius Big.
Per l’estate sono in attesa dell’esito di alcuni bandi per la realizzazione di opere pubbliche in giro per la Sicilia.
Puoi parlarmi del tuo studio?
Il mio studio si trova a Delia, in campagna, dove ho tutta la mia attrezzatura: i colori, gli spray, il grande plotter con cui realizzo gli stencil, e poi c’è un’altra grande stanza dove lavoro alle opere su tela.
Dipende dal lavoro e dall’umore ho la possibilità di lavorare anche all’aria aperta, nel giardino davanti casa.
Cosa ti eccita di più del tuo fare arte?
Interagire con quello che mi circonda, ipnotizzare le persone con i miei lavori, con l’effetto che essi hanno sullo spettatore e la sorpresa che li coglie quando allontanandosi vedono le immagini che si compongono e si materializzano. Mi piace questo stare sempre in bilico, in una via di mezzo tra l’astrattismo e la figurazione.
Come trascorri il tuo tempo quando non lavori?
Nel tempo libero mi piacerebbe viaggiare, ma non sempre è possibile, e quindi viaggio con la mente.
Trascorro molto tempo da solo, ascoltando musica, ma anche “suonando” passando musica con la mia consolle.
Cosa ti appassiona?
Mi appassiona scoprire nuove cose, nuovi posti, anche nuovi mondi, nuovi paesi, viaggiare, guardare mostre, musei. Mi appassiona l’arte a 360 gradi e confrontarmi con essa ogni giorno.
Qual’è il più grande desiderio?
Il mio più grande desiderio sarebbe arrivare ad esporre al Guggenheim o collaborare con grosse gallerie che trattano la street art, ma forse non è un desiderio ma un sogno.
Il desiderio più grande rimane continuare a fare l’artista ed essere riconosciuto a livello internazionale.
Puoi dirmi il libro, il disco, il film e il piatto preferito?
Il libro “Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte” di Francesco Bonami. Il disco “Sindrome di fine millennio” di Fabri Fibra. Il film “Inception” di Christopher Nolan. Il piatto spaghetti aglio, olio e peperoncino.